
TERRA
L'uomo con le sue attività può modificare il paesaggio naturale realizzando costruzioni, sbarrando i corsi d'acqua, perforando montagne, eliminando la vegetazione dai versanti montuosi. Spesso gli interventi dell'uomo possono essere la causa di gravi danni per la natura. Inoltre le piogge, che tendono a concentrarsi in periodi brevi ed intensi, possono provocare piene fluviali, inondazioni improvvise e una serie di problematiche per l'ambiente, la natura, l'economia e le produzioni agricole.
Anche il suolo, come l'acqua e l'aria è minacciato dall'inquinamento. Ad esempio, i corsi di acqua sotterranei inquinati portano le sostanze velenose nel terreno, inquinando anche il suolo. Questo problema è aggravato dalle difficoltà di eliminare rifiuti particolarmente tossici e dall'uso di sostanze chimiche in agricoltura. Una conseguenza gravissima dell'inquinamento del suolo è che i prodotti dell'agricoltura che noi mangiamo sono molto spesso invasi da sostanze velenose prodotte dall'inquinamento stesso.
Gli acquiferi carsici rappresentano un'importantissima risorsa idrica in moltissime regioni della Terra: i terreni carsici sono, per loro stessa natura, privi di acque superficiali, e tutta la circolazione idrica avviene in profondità. Si tratta di risorse molto delicate da utilizzare e da proteggere perchè sono particolarmente vulnerabili agli inquinamenti e all'eccessivo sfruttamento da parte dell'uomo.
COSTRUZIONE DI GRANDI OPERE
La costruzione di dighe, moli, strade, centrali per la produzione di energia, ecc. modificano il paesaggio e interferisce con i processi naturali. Questi cambiamenti sono da tenere in considerazione nella prima fase di progettazione.
Immaginiamo di sbarrare il corso di un fiume con una diga e ci accorgiamo di dover considerare:
• la stabilità della costruzione,
• la quantità dei sedimenti fluviali che non raggiungerà il mare ma che si depositerà nel lago formato dalla diga
• il pericolo di erosione per le spiagge in prossimità della foce del fiume
Lo studio accurato sulla compatibilità ambientale di una costruzione in fase di progettazione viene chiamata valutazione di impatto ambientale.
EROSIONE DELLE ACQUE SUPERFICIALI
Per contrastare l’erosione operata dalle acque che scorrono in superficie è necessario rallentarne la velocità. A questo proposito e per proteggere l’alveo di un fiume l’uomo costruisce le briglie fluviali, una serie di gradini lungo il corso del fiume. Per tentare di impedire le inondazioni, invece, vengono costruiti degli argini artificiali; nella loro progettazione è importante tenere conto dello spazio naturale che è necessario al fiume per far defluire le acque in piena.
Per diminuire la quantità di acqua presente in un alveo durante una piena, si progettano dei serbatoi d’acqua (che possono trattenere momentaneamente una certa quantità d’acqua) e i canali scolmatori (che ne deviano il percorso).
DIFENDERSI DALLE FRANE
Le frane provocano danni ingenti alle cose e alle persone e la prevenzione viene messa in atto attraverso il consolidamento del versante a rischio. Prima di tutto è necessario individuare il terreno franoso ed evitare di costruire opere edilizie o operare scavi. Inoltre è necessario evitare che grandi quantità di acqua scorrano sulla superficie di questo terreno: vengono costruiti fossi di scolo e viene favorita la copertura vegetale.
I muri di sostegno o gabbionate, sono costruite per contenere del materiale che si muoverebbe verso il basso del pendio.
La frana del Vajont
Dal 1957 iniziarono i lavori per la costruzione di una diga che sbarrava la valle del torrente Vajont. A monte della diga si era formato un lago e le osservazioni dei geologi avevano messo in evidenza che i pendii delle montagne che lo circondavano non erano stabili: le rocce sedimentarie dei versanti erano appoggiate a strati sottostanti di argilla poco compatti e scivolavano sopra di essi. Dopo una prima frana, il 9 ottobre del 1963, 300 milioni di metri cubi di materiale scivolarono dal Monte Toc nel lago e provocarono un’onda di 40 milioni di metri cubi d’acqua che superò la diga. Gli effetti furono devastanti perché l’onda travolse il paese di Longarone ed altri centri abitati vicini. In questo caso la responsabilità dell’uomo è evidente perché non vennero tenuti in considerazione gli studi dei geologi riguardanti la fase di progettazione della diga né quelli che seguirono ai primi movimenti franosi.
Valutazione di impatto ambientale
In Italia e nei Paesi dell’Unione europea è entrata in uso, con una direttiva CEE del 1988, la procedura di valutazione di impatto ambientale che consiste in uno studio che valuta le conseguenze che un’opera avrà sul territorio e i suoi abitanti. Il territorio studiato non si deve limitare alle zone immediatamente circostanti, ma deve comprendere tutte le aree vicine o lontane che potrebbero risentire in qualche modo dell’intervento sull’ambiente.
LE ALLUVIONIIn Italia i corsi d’acqua sono spesso caratterizzati da lunghi periodi di magra e brevi ma intense piene causate da forti precipitazioni; l’aumento della portata del torrente provoca l’aumento della velocità di scorrimento dell’acqua e la sua fuoriuscita dagli argini. Il disboscamento, gli incendi, la costruzione di opere edili in zone a rischio sono alcuni dei motivi per cui si verificano questi fenomeni.
Le acque del fiume Po rimangono imprigionate dagli argini artificiali che sono stati costruiti per 510 km su una lunghezza totale del fiume di 652 km. Inoltre molte aree intorno al corso del Po sono state disboscate e urbanizzate e di conseguenza è aumentata la velocità di scorrimento delle acque verso il fiume. In questo modo cresce il pericolo delle piene improvvise, l’acqua supera gli argini artificiali e invade le zone circostanti arrecando gravi danni all’agricoltura e ai centri abitati.
IN CILE COME SU MARTEUn gruppo di scienziati provenienti da varie organizzazioni hanno scoperto un’area sulla Terra che presenta molte caratteristiche simili con la superficie di Marte. Studiando quest’area, il deserto cileno di Atacama, potrebbero capire come mai le precedenti missioni su Marte hanno fallito nel rilevare segni di vita. Sono stati eseguiti esperimenti di ricerca di microbi nel suolo di questo deserto e anche dopo 20 giorni di incubazione in laboratorio non è stata osservata crescita di colonie batteriche. Le condizioni uniche ai limiti di sopravvivenza del deserto di Atacama, rappresentano un’opportunità valida per gli scienziati per studiare e sviluppare nuove tecnologie.
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